Era il 1992 quando usciva il primo numero di Comix, il giornale dei fumetti, di cui fui assiduo lettore fino alla, purtroppo, prematura chiusura. In quella geniale e rivoluzionaria testata c’erano un paio di strisce che mi piacevano sopra le altre: Ava di Cavezzali e Palmiro di Sauro Ciantini
E figuratevi il mio piacere nell’intervistare il papà dell’anatroccolo “piccolo, brutto e nero”!
Sauro, cominciamo da Palmiro: sappiamo quando è nato (novembre 1992) ma non sappiamo come. Ce lo puoi raccontare?
In realtà non lo so bene neanche io. Avevo intenzione sì, di creare una striscia umoristica, ma non sapevo bene con quale personaggio. Ne avevo schizzati diversi ma nessuno, sinceramente, era quello che sentivo “giusto”. In realtà personaggi come il coniglietto bianco e fiordilatte, o il Lupo cattivo (dall’alito cattivo), erano molto simpatici e mi piacevano, ma mi sembravano limitati. Che poi mi avrebbero costretto in una specie di gabbia. Con ben poche variazioni. Tenendo poi conto che già ritenevo la striscia umoristica già una specie di gabbia dorata. Un recinto che mi avrebbe imprigionato per sempre. Costretto fino alla fine dei miei giorni, (come poi è successo!), a disegnare quasi sempre lo stesso personaggio. Lavorando sulla fiaba del brutto anatroccolo, innamorato da sempre del personaggio di Calimero, le due cose si fusero assieme quando scrissi la frase: c’era una volta un anatroccolo piccolo brutto e nero… La mia testa andò subito a Calimero. A me piacevano i paperi di Carl Barks e quindi decisi di tentare un qualcosa che oscillasse tra il papero e l’anatro! Però mai avrei immaginato che quel “coso” senza mani e senza braccia (che appaiono solo all’occorrenza) mi trascinasse nel baratro.
Le fidanzate di Palmiro sono veramente cattive e le battute con le quali si chiude ogni striscia sono tremende e fulminanti: come riesci a pensarne tante? Hai una fidanzata lontana che ti “ispira”?
La “fidanzata lontana” ce l’avevo (che oggi è diventata una “moglie vicina”), ma che non era così terribile e scostumata! O sarei stato un folle a sposarla! La fidanzata lontana di Palmiro, invece, è un essere complesso che molti hanno tentato di studiare. Uno spirito libero, acuminata come un coltello, che ha preceduto di qualche anno le donne “libere moderne e cittadine” di “Sex and the city”.
Adesso disegno molte meno strisce, dopo un lungo periodo di produzione frenetica, specie quando Comix era un settimanale. Una buona palestra ma anche un vero incubo! Adesso sto cercando nuove strade per il paperello perché dopo tante strisce umoristiche è faticoso mantenere la freschezza e la qualità.
Le strisce di Palmiro sono divertenti ma le tavole a colori sono vere opere d’arte dove traspaiono le influenze di grandi maestri della pittura e del fumetto…
A me citare “graficamente” piace. Mi diverte proprio. Forse in un’altra vita ero un falsario! Perché l’idea di farcire le strisce e le tavole di citazioni pittoriche, da Klee a Kandinsky, da Picasso a Calder fino a Burri o Afro, mi fa godere come un maiale. Ovviamente è un gioco mio. Spesso neanche si notano queste citazioni! E’ che il mestiere del disegnatore di strisce a volte lo trovo un po’ noioso e ripetitivo e quindi cerco di svagarmi!
Palmiro dalla originaria culla di Comix è poi diventato grande ed è arrivato in TV, sui libri, in campagne per il sociale, sulle (bellissime) borse Nannini, fino all’app su Itunes che ha avuto un successo clamoroso. Tanta strada per un brutto anatroccolo! Te lo saresti aspettato? Come te lo spieghi?
In realtà non me lo spiego. Ancora oggi rimango sorpreso di tanto amore! E del fatto che stia bene in ogni posto lo metta. Ho sempre rispettato molto lo stile “palmiriano” e non accetterei mai di mettere il paperello in posti strani, che tradiscano quella che si chiama: “la filosofia del personaggio”. Anche quando ho realizzato le borse con la stilista della Nannini, mi ci sono voluti tre mesi per pensare pensare pensare (come avrebbe fatto Winnie Pooh); e quando ho visto i primi prototipi mi sono commosso: non volevo crederci che le borse erano così belle. Infatti sono piaciute molto. E anche quelle che sto realizzando adesso, anche se molto più semplici, sono venute molto bene e non è finita qui!
Sauro Ciantini ha vinto la targa Comix come nuovo autore al Premio della satira di Forte dei Marmi, è arrivato in finale al Bancarellina di Pontremoli, ha lavorato in pubblicità, in TV, ha collaborato con Cuore, ha illustrato, scritto, si impegna nel sociale, fa animazione, cura raccolte, crea gadget, crea temi per borse, tiene seminari all’università… Come fai? Ti piace impegnarti in così tanti e diversi settori?
Io mi annoio facilmente e fatta un’esperienza, subito rimango attratto da tutt’altro. Specie se in ambiti a me sconosciuti o che non ho frequentato da tanto tempo. Mi piace molto lavorare con persone diverse da me, perché sono una spugna e mi piace essere costretto a pensare e a fare, in modi diversi dai miei. Anche se non sono un tipo “facile” e un po’ rompicoglioni perché pretendo la perfezione (che si sa non esiste!)
Quale collaborazione ti ha dato di più dal punto di vista professionale, creativo e umano?
Domanda impegnativa. L’esperienza con Comix sicuramente è quella che mi ha dato il patentino di professionista. Nel bene e nel male. Consegne da rispettare, rapporti con i colleghi, la timidezza che all’inizio cozzava molto con il successo che stava avendo Palmiro e che mi ha fatto perdere qualche treno e fare qualche sbaglio. Dal punto di vista creativo, sicuramente l’esperienza di “Lennon Guevara Bugatti” con Enrico Brizzi. Lì ho avuto carta bianca come autore, e avere carta bianca spesso è terribile. Ma ho provato la totale libertà espressiva lontana da Palmiro. Disegnando per un mese in uno scantinato al mare, grazie all’ospitalità di un amico del Vernacoliere (oggi regista famoso e pluripremiato produttore di parodie di film di successo!). Ho usato tante tecniche, libero da qualsiasi stile, e mi sono divertito molto. Una bellissima esperienza.
Cosa succederà in futuro?
La mia palla di vetro mi ha anticipato molte cose che ho diligentemente scritto e ora basta che le segua, una ad una. Ho appena terminato uno spot animato per un grosso marchio, assieme a Guido De Maria: un “giovane” talento di circa un’ottantina d’anni, uno dei Padri Fondatori di Carosello, che trasmetteranno in Francia e poi in Italia, e visto che è piaciuto molto – sembra – che ne faremo uno anche per la Germania. Ma sono voci di corridoio. Lavorare con Guido è un’esperienza davvero unica. Ha una testa superveloce e un’esperienza incredibile e sto imparando tanto. E non è un modo di dire!
Poi farò qualche altro tentativo con l’animazione, perché ho delle idee per la testa e vorrei provare a realizzarle. In più ci sono le nuove shopping bag di Palmiro e le t-shirt e tante altre cose ancora che riguardano il paperello. Forse anche un nuovo libro. E la palla di vetro mi ha anticipato anche altre cose sulle quali vorrei per adesso mantenere il riserbo!
So che un importante ruolo nel dare una svolta alla tua carriera è stato dato da Calvin & Hobbes. Condividi la scelta di vita Watterson di interrompere la pubblicazione della strip? Credi, come lui, che il valore artistico del fumetto sia sottovalutato? E infine, Palmiro, con i suoi cuoricini, letterine e l”empatia che suscita, rappresenta l”arte che si è piegata alle necessità della vita?”
E’ grazie a Calvin e Hobbes se mi sono avvicinato alla striscia umoristica come autore. In quella striscia ho visto la possibilità di poter fare qualcosa di diverso dalle solite strisce.
Io ho apprezzato molto la scelta di Watterson, non come lettore, ovviamente. Perché mi sento orfano. Ma come autore credo che arrivato all’apice non si possa che precipitare, chi giù in picchiata, chi dolcemente come su un aliante. Ma comunque in discesa. Ovvio che Watterson se lo sia potuto permettere. Se avesse guadagnato quanto un autore di strisce italiano, sarebbe ancora lì chino al tavolo da disegno a giocare con Calvin e Hobbes!
Questa caduta verso il basso è uno dei motivi che mi hanno fatto rallentare la produzione di strisce di Palmiro. Ma smettere del tutto non ci riuscirei. Disegnare Palmiro a me piace e diverte. Molto. Perché il suo “segno” è sempre il mio preferito. E nel nuovo libro dovrei cercare di spiegare proprio questo!
Ringrazio Sauro per l’estrema disponibilità e per il regalo che ci ha fatto: la testata per questa rubrica di interviste che ha inizio proprio con lui.